La P.A. è una risorsa, non un costo:

il vero guaio non è che riformi se stessa, ma che diventi preda del politico di turno

Sull’esigenza di una seria e profonda riforma della P.A., con più di una posizione pubblica, Unadis ne ha condiviso la necessità e le finalità, a partire dall’introduzione del ruolo unico dei dirigenti, teso anche ad evitare le differenze retributive tra i dirigenti dello Stato.

Sulle modalità che pare si vogliano adottare, tuttavia, va posta l’attenzione soprattutto per evitare derive che tendono a voler escludere l’opportuno contributo del patrimonio esperienziale di chi, dall’interno, opera da anni al servizio del Paese.

Ciò non vuol significare che la Riforma possa essere disegnata dagli stessi attori che ne sono destinatari, ovvero i dirigenti, ma certamente non può assolutamente negarsi come solo questi possano offrire una conoscenza approfondita del sistema, dei suoi gangli, delle potenzialità e degli spazi per l’ottimizzazione delle risorse.

Ed allora un giusto connubio, tra l’expertise manageriale di esterni e le migliori professionalità interne, appare il più utile strumento per l’auspicata riforma della P.A.

La vera riforma della PA si ottiene con il turn-over: Unadis lo dice da molto tempo.

Solo nuova linfa vitale nella PA porterà ad una vera riforma: occorre far entrare nuove risorse umane, giovani lavoratori qualificati anche su nuove tecnologie, informatica e comunicazione. Anche, ove possibile, pre-pensionando chi già molto ha dato.

La vera riforma si ottiene facendo una revisione della spesa non lineare, ma reale: duplicazioni di strutture, incarichi, consulenze, e così via.

La vera riforma si ottiene con una seria valutazione, ove è oltremodo eticamente valido, sostenere che debba essere monitorato e verificato, secondo standard scientificamente validati, da Organismi Indipendenti.

Seppur si suggerisce, anche in tal caso, che gli strumenti per la rilevazione, soprattutto relativamente ai report di gestione, siano pre-tarati da una rappresentanza delle professionalità interne, affinchè si possa realmente misurare l’efficacia di quanto ci si propone di valutare. Appare quanto meno necessario adottare una professionale metodologia di valutazione, diversamente si continueranno a misurare obiettivi e comportamenti organizzativi anacronistici e non indicatori effettivi di risultato.

In sostanza, Unadis sostiene che ci sia bisogno di una supervisione metodologica da parte di esperti di organizzazione con il contributo dei dirigenti interni, sia per quanto attiene la nuova architettura della P.A. che per il conferimento degli incarichi e della loro valutazione.

Le esperienze di altri Paesi, spesso citate come termine di confronto, seppur interessanti non è detto possano essere le più idonee nel contesto dell’Amministrazione Pubblica Italiana.

La P.A. è una risorsa, non un costo: il vero guaio non è che riformi se stessa, ma che diventi preda del politico di turno.