I NOSTRI PATRIMONI SONO GIA’ NOTI ALL’AMMINISTRAZIONE, se si vuole combattere la corruzione con la trasparenza, non ci sono difficoltà. Non è mettendo a rischio la nostra privacy che si fa il bene della PA;
I NOSTRI REDDITI SONO GIA’ ON LINE, qualsiasi cittadino che vuole informarsi sulle retribuzioni dei singoli dirigenti può farlo, andando sui siti e cercando le tabelle con le retribuzioni di ognuno di noi. Certe cifre riportate dai giornali, in molti casi, non esistono. In altri forse sì ma è l’eccezione e non la regola;
IL SINDACATO (E I QUATTRO DIRIGENTI) CHE HANNO PRESENTATO RICORSO CONTRO LE LINEE GUIDA ANAC E’ UNADIS che ha ritenuto giusto difendere la privacy dei dirigenti pubblici come peraltro la stessa Anac aveva scritto molto prima dei ricorsi, interrogandosi sull’opportunità di un simile provvedimento. Ma forse poi l’ha dimenticato…e nessuno l’ha letto.
Accettiamo il confronto e le critiche, se costruttive e se vanno nella direzione di una corretta informazione, diritto di ogni cittadino. Ma notiamo che gli attacchi contro i dirigenti si fanno sempre più insistenti da parte di qualche giornalista, di qualche politico o di chiunque cerchi un facile bersaglio.
Il 13 agosto dello scorso anno Sergio Rizzo pubblicava sulle colonne del Corriere della Sera un articolo dal titolo: “La resistenza dei dirigenti pubblici alla riforma Madia”. Nel pezzo i nomi e i numeri dei cosiddetti “inamovibili” che protestavano contro una riforma pensata male e scritta ancora peggio. Il tempo ci ha restituito la verità in questo caso e nel caso del sindacato, la verità di una battaglia fatta per valorizzare il merito e le competenze dei pubblici dirigenti e non l’appartenenza politica. Ma all’epoca era difficile spiegarlo e farlo capire ai grandi giornalisti e opinionisti italiani, nonostante i risultati di quella riforma siano oggi sotto gli occhi di tutti.
Oggi, 17 luglio 2017, altro giornale, Repubblica, stesso giornalista, stesso titolo: “La resistenza dei dirigenti dello Stato, sono i più pagati d’Occidente”. Ma il titolo non è corretto perchè la resistenza per chi scrive sta nel non voler pubblicizzare (errato dire non pubblicare) i propri patrimoni. Anche in questo caso abbiamo già spiegato che i nostri PATRIMONI sono da molto tempo noti all’amministrazione, che è libera di controllare se ci sono episodi di corruzione o meno. La stessa Anac aveva espresso dei dubbi sul provvemento. Nessun tentativo di nascondere la testa sotto la sabbia. Solo la difesa di un diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali nostri e dei nostri familiari.
BASTA MENZOGNE E ACCUSE INGIUSTIFICATE. Siamo sempre disponibili a discutere e spiegare, nel dettaglio, le nostre ragioni. Una corretta informazione presuppone che le parti interessate siano ascoltate. Altrimenti non si può giungere alla veridicità dei fatti raccontati se la campana che si ascolta è sempre la stessa.