ROMA, 8 OTTOBRE 2020 – Sono iniziate questa mattina, 8 ottobre 2020, in videoconferenza con l’Aran, le trattative per il rinnovo del contratto dei circa 300 dirigenti (101 di prima fascia e 169 di seconda, numeri calcolati al 2015) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il tavolo per il rinnovo del contratto relativo agli anni 2016 – 2018 si riapre dopo dieci anni di blocco della contrattazione collettiva e rappresenta un momento molto importante, nonostante il ritardo con cui si è arrivati, per dare il giusto riconoscimento, economico e giuridico, ai dirigenti di Presidenza, impegnati in settori cruciali per il nostro Paese.
Unadis, sindacato rappresentativo in più aree di contrattazione (Ministeri, enti pubblici non economici, agenzie e Presidenza del Consiglio dei Ministri) ha apprezzato che la convocazione dei sindacati sia avvenuta a ridosso dell’emanazione dell’atto di indirizzo e, insieme a CGIL e CISL, ha chiesto all’Agenzia per la rappresentanza negoziale, che i tempi siano celeri.
Unadis ha insistito affinché che si parta dai vantaggi già acquisiti durante il rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali, sulla partecipazione sindacale e sul conferimento degli incarichi dirigenziali.
“Occorre organizzare il conferimento degli incarichi dirigenziali – ha detto Barbara Casagrande, segretario generale dell’Unadis – per dare maggiori garanzie ai dirigenti che lavorano in una amministrazione in cui ci sono stretti rapporti con l’organo politico, che non deve incidere sull’autonomia e l’imparzialità del dirigente. Occorre più che mai avere una programmazione degli incarichi per ridurre il più possibile la discrezionalità della politica”.
Unadis ha inoltre chiesto la reintroduzione della clausola di salvaguardia e un sistema di relazioni sindacali maggiormente partecipato, oltre alla riduzione della forbice retributiva tra la prima e la seconda fascia.
“Il confronto con le parti giova all’azione amministrativa, che diventa condivisa” ha chiarito Casagrande.
Per quanto riguarda il trattamento economico Unadis ha chiesto di destinare la maggior parte delle risorse alle voci fisse e continuative dello stipendio, “consapevoli del necessario incremento della retribuzione di risultato, anche con riferimento allo stanziamento previsto dalla legge finanziaria 2020”. Il sindacato dei dirigenti auspica inoltre che sia una revisione dell’attuale sistema della performance, ovvero del sistema di valutazione degli obiettivi e che sia tema anche di contrattazione collettiva. Nel contratto della presidenza, ha chiesto Unadis con forza, deve essere salvaguardata la specificità. Sia dal punto di vista normativo con la disciplina del conferimento incarichi e sia dal punto di vista economico con l’acquisizione dello stanziamento previsto dalla finanziaria 2020 per la riduzione della forbice fra le retribuzioni di prima e seconda fascia.
A regime, l’incremento proposto, secondo le cifre comunicate dall’Aran è mediamente di 331,80
euro lordi al mese, oltre a cui 136,80 destinati al fondo di risultato e per i dirigenti di seconda fascia un ulteriore incremento di 657,80 (ai sensi della legge 160/2019 art.1 comma 143) che prevede un aumento del fondo per la retribuzione di posizione e di risultato per i dirigenti di PCM, a partire dal 2021. Unadis ha infine chiesto all’Aran che le trattative possano concludersi entro il 2020.