COMUNICATO – VOGLIAMO DIRIGERE NOI LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Si sta cercando di consegnare del tutto la Pubblica Amministrazione alla Magistratura: in un decreto legislativo che, in limine mortis, potrebbe essere approvato dalle Camere, sono elencati gli uffici pubblici che, se affidati a magistrati, prevedono il fuori ruolo obbligatorio e fanno decorrere i “famosi” 10 anni (limite per lo svolgimento di incarichi diversi, per i magistrati).
L’elenco è amplissimo: da incarichi apicali a funzioni dirigenziali generali, puramente gestionali.

Non ci appare grave l’estensione degli incarichi: sorprende il tentativo di elusione della sostanza della legge anticorruzione, sottesa alla bozza di decreto legislativo.

Da una parte, infatti, ben venga una elencazione dettagliata e completa, dato che, ove alcuni uffici non vi fossero indicati, un magistrato potrebbe svolgerli senza andare fuori ruolo, e, dunque, senza il limite temporale dei 10 anni (in teoria, restandoci a vita).

Dall’altra, appare inconferente il secondo comma dell’art. 2, che fa rinvio all’art. 23bis del 165 – aspettativa senza assegni – di fatto eludendo la norma sul limite dei dieci anni, perché se i magistrati optano per tale possibilità, per loro non si applica il limite temporale.
Nella Pubblica Amministrazione dobbiamo evitare i CONFLITTI DI INTERESSI.
Il Parlamento legifera, il Governo esercita il potere esecutivo, la magistratura giudica.
Siamo certi che sia giusto, opportuno, equo ed imparziale che un giudice faccia la legge, nell’ambito di un Ufficio Legislativo di un Ministro, ovvero sia preposto ad un Ufficio di gestione?
E’ preparato per questo?

Per legge, ai dirigenti spetta l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonche’ la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. Essi sono responsabili in via esclusiva dell’attivita’ amministrativa, della gestione e dei relativi risultati.

Ai fini del conferimento di ciascun incarico di funzione dirigenziale si tiene conto, in relazione alla natura e alle caratteristiche degli obiettivi prefissati ed alla complessita’ della struttura interessata, delle attitudini e delle capacita’ professionali del singolo dirigente, dei risultati conseguiti in precedenza nell’amministrazione di appartenenza e della relativa valutazione, delle specifiche competenze organizzative possedute, nonche’ delle esperienze di direzione eventualmente maturate all’estero, presso il settore privato o presso altre amministrazioni pubbliche, purche’ attinenti al conferimento dell’incarico.

E, inoltre: ove nel gestire la cosa pubblica incappasse in ipotesi di illegittimità e/o responsabilità, davanti a chi lo chiameremmo a rispondere? Ai magistrati suoi colleghi?

Oggi è alterato un sano equilibrio di poteri.

Per la dirigenza dello Stato l’attuale situazione è già inaccettabile: non abbiamo bisogno, per lavorare sempre peggio, anche di pseudo-attuazioni della legge anticorruzione che mirano a comprimere il ruolo e le funzioni della Dirigenza dello Stato.

Infine, ultima riflessione: come risolverà mai l’Italia l’enorme arretrato degli nostri uffici giudiziari – per cui ci condannano ripetutamente in sede Europea – se i magistrati non fanno il loro mestiere, quello, cioè, per cui hanno vinto un concorso?

Roma, 19 febbraio 2013

Il Segretario Generale

Scarica il Comunicato UNADIS in PDF
articolo “corriere della Sera” – TROPPI INCARICHI AI MAGISTRATI
Bozza di decreto legislativo
Parere della Commissione
scarica il Comunicato dell’Associazione Allievi SSPA in PDF

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