La fase emergenziale che il Paese sta attraversando richiede il coinvolgimento delle istituzioni, della politica, dei cittadini: ognuno deve fare la propria parte e adottare tutte quelle forme precauzionali di cui abbiamo ricevuto indicazioni e consultabili sul sito del Ministero della Salute. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha invitato il Paese all’unità, soprattutto all’unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il coronavirus.
I dirigenti pubblici del Paese, stanno facendo la loro parte: sono in prima linea per garantire i servizi pubblici importanti, perché la Pubblica amministrazione non chiude e non deve chiudere, secondo i dirigenti. Gli impatti del virus sulla Pubblica amministrazione, come su tutti gli altri settori, ci sono stati, è innegabile. Da una fase di sperimentazione si è passati a una fase di attuazione dello smart working, non senza difficoltà. Ma non è il lavoro ad essere ridotto: cambiano le modalità, chi è alla guida degli uffici pubblici vuole continuare ad offrire i servizi a cittadini e imprese. È importante ridurre la presenza fisica del personale e anche dei dirigenti in ufficio, soprattutto nelle cosiddette zone rosse. Ma la macchina dello Stato non è ferma, non si fermerà e forse, nonostante tutti gli ostacoli formali e sostanziali oggi presenti e i limiti in termini di urgenza dei provvedimenti, può ripartire da questa fase critica per rivedere la sua organizzazione e prevedere nuove forme di lavoro, nonché la valorizzazione di tutte le figure professionali indispensabili per una PA moderna e veloce, smart, appunto. “Riuscire a trarre da questa situazione critica elementi di positività per ripensare un nuovo modello della “funzione pubblica”, capace – se ben organizzata ed efficiente – di sostenere la ripartenza del tessuto sociale ed economico diventa quindi cruciale, ed è una sfida che questo Paese deve vincere”, spiega Barbara Casagrande, segretario generale dell’Unione nazionale dei dirigenti dello Stato. Unadis, in linea con i principi di unità di intenti richiamati dal Presidente della Repubblica, sta chiedendo alle varie amministrazioni misure omogenee, tra cui la chiusura al pubblico degli uffici quantomeno nella zona rossa, affinchè si possa con maggiore sicurezza continuare a erogare prestazioni essenziali o di pubblica utilità di competenza. Nonché l’estensione, per l’intero periodo individuato dal DPCM dell’8 marzo, dello smart working straordinario a tutti i dirigenti già presenti nei territori interessati dalle limitazioni, ovvero ai dirigenti che raggiungono quei territori in quanto residenti/domiciliati in altre zone. Il lavoro dei dirigenti pubblici non si ferma: né nella zona rossa né nel resto d’Italia, dove con maggiore prudenza, una nuova organizzazione degli uffici, a turnazione, comunque la macchina dello Stato è operativa. “Soprattutto grazie a noi dirigenti che in queste ore stiamo portando concretamente avanti la rivoluzione dello smart working”. La sede Unadis, sempre in via precauzionale, è chiusa al pubblico e i dipendenti lavorano da casa già da due settimane. Ma il lavoro non si è fermato e, anche in questa fase emergenziale, Unadis c’è! Ufficio stampa Unadis |